Musicalmente qual è il vostro primo bisogno?
Quando siamo partiti come I Ministri, il nostro bisogno era sicuramente quello di creare qualcosa che lasciasse la gente a bocca aperta oltre che essere uno sfogo.
Con il tempo abbiamo preso coscienza del fatto che fare essere musicisti e fare musica è una responsabilità perché ciò che fai è ciò che consegni a chi si identifica in te. Suonare è tra quei bisogni che se dovesse mancarci, ci farebbe stare male.

Musica e business, Cultura e soldi dove finisce uno e comincia il resto?
Vent’anni fa se mi avessero fatto la stessa domanda, avrei risposto che questi erano associazioni distanti anni luce l’uno dall’altra. Perché c’era la convinzione che la cultura in quanto tale non dovesse essere contaminata dal denaro o dagli affari.
I soldi sono finiti. Album di esordio che uscì nel 2006 in cui nella copertina c’erano soldi veri. Che cosa significava quel messaggio?  Che al contrario di altri avevamo rifiutato di prendere strade e possibilità dove qualcuno ci avrebbe dato dei soldi ma che in cambio ci avrebbe chiesto di far parte del suo business.
Abbiamo continuato a dire di No, mantenendo quella purezza che oggi purtroppo non apprezza più nessuno. E se dovessimo parlare di mercato in termini di domanda e offerta, ci sentiamo più adeguati alle conversazioni del passato piuttosto che a quelle attuali.

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